01 – IL LAVORO TRA PRESENTE E FUTURO

Il primo incontro dedicato al tema del lavoro nel mondo contemporaneo si è svolto il 10 maggio presso la Sala Sant’Agostino. Al centro della riflessione alcuni aspetti, quali il mercato del lavoro, la precarietà, le relazioni sociali e i diritti, che sono oggetto di studio del libro

Giustina Orientale Caputo, Analisi Sociale del Mercato del Lavoro, il Mulino, 2021.

Dopo l’introduzione della Dirigente, prof.ssa Maria Luongo, l’autrice ha condotto una presentazione
sapiente e affabile che ha suscitato l’interesse e il coinvolgimento degli studenti presenti. Attraverso la ricerca di un continuo dialogo, si è innescato uno scambio di curiosità, approfondimenti e stimoli.

Parlare di lavoro a giovani che sono in procinto di scegliere come costruire la loro vita vuol dire presentare una realtà in costante cambiamento, in cui i processi e le soluzioni validi alcuni anni fa diventano già superati. Alcuni concetti di base sono, tuttavia, fermi. Il lavoro è affrancamento economico e cioè è la prestazione di una attività retribuita per la produzione di beni e servizi; affrancamento come autonomia e possibilità di vivere con dignità e qualità. Il lavoro, come sottolineato dagli interventi degli studenti, è poi identità della persona (io sono quello che faccio); è significato esistenziale (attraverso il lavoro io do senso a quello che faccio); è servizio collettivo (opero nella società e per la società). Il lavoro era considerato disdicevole nelle culture del passato che lo affidavano a schiavi e che lo assimilavano a fatica e sacrificio come indicano le radici delle parole francesi e spagnole, che riconducono a travaglio. La conquista del ‘900 è stata quella del lavoro come coscienza, anche di classe, come senso di appartenenza e come autorealizzazione. Il problema della contemporaneità è però che stiamo perdendo garanzie e protezioni. Il mercato del lavoro, cioè l’incontro tra domanda e offerta, sia come luogo reale che come piattaforma virtuale, vede oggi dei rinnovati squilibri. Il lavoro è frequentemente instabile e precario (precario da “prece” e quindi preghiera per avere). La precarietà genera incertezza con conseguenze sociali ormai evidenti: impossibilità per molti giovani di iniziare una vita propria, di costruire una propria famiglia, di
pensare ad avere figli. Se a questo si aggiunge la questione della limitata occupazione femminile, il quadro diventa ancor più fragile. E intanto cresce il numero dei NEET (not in education, employment and training), giovani che non studiano, che non si formano e non lavorano. Essi possono costituire fasce di povertà assoluta e non solo. Cresce il senso di un futuro nebuloso che corrode anche il carattere delle persone, togliendo loro prospettive possibili. E allora quale la dignità di vita che il lavoro assicura? E’ un diritto disatteso, quello stesso proclamato dalla nostra Costituzione che sottolinea come senza lavoro non esiste cittadinanza e società. Molti giovani cercano soluzioni in altri paesi impoverendo sempre più una società che ha bisogno di risorse. Quelli che restano faticano ad entrare in una dimensione di vita che dia qualche certezza.

In questo quadro così complesso non bisogna comunque assuefarsi e considerare inutile ogni tentativo di cambiamento. Due sono le speranze, affidate ai giovani e non solo:

  1. Rivendicare i diritti.
  2. Uscire da una visione individualistica e unire idee e azioni usando i social come strumento di
    condivisione e di aggregazione.

Infine un’ultima considerazione, suscitata proprio dalla domanda posta alla relatrice da uno studente. Nel futuro prossimo il ruolo della tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale sarà dominante. Molti sono i timori circa la distruzione di posti di lavoro per l’automatizzazione. Sicuramente alcuni lavori di tipo meccanico saranno sostituiti, ma altri saranno richiesti. Ogni processo di cambiamento tecnologico genera nuovi scenari. L’aspetto importante è il rapporto tra vita e lavoro: se la macchina può migliorare la vita umana, essa assolverà al ruolo importante di essere di aiuto e non contro la persona. In questo senso si possono aprire anche prospettive di riduzione dell’orario di lavoro e sperimentazioni in questo ambito già sono in atto. Insomma, ancora una volta, la realtà della ricerca e del lavoro corre verso nuovi approdi e tutto accadrà velocemente. Essere pronti vuol dire affrontare le sfide con cognizione, senza restarne sbaragliati.

Maria Luisa Meo

Maggio 2023

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